Alcune impressioni, riflessioni e qualche freddura ;-)
Sarò felice di leggere i vostri commenti nel libro degli ospiti. Potete anche contattarmi direttamente.
10 marzo 2016 - Il rapporto studenti-insegnanti ...
... così come si evince da una lettera ricevuta da A.D'Avenia. Mi auguro di non fare parte della categoria di cui parla la signorina ...
Caro Alessandro, sono una ragazza di 16 anni e dopo una lunga riflessione ho deciso e capito che mai e poi mai farò l’insegnante. Il perché lo potrai capire dalle righe qui sotto. Ti chiedo di potermi dare, magari, qualche risposta.
Cari professori…
anzi no, cari non lo siete affatto.
Professori.
Sì, solo professori può andare.
Voi siete quelle persone che mi farebbe piacere vedere solo da lontano, a debita distanza, e se proprio non se ne può fare a meno.
Se odiare è vietato, lasciatemi almeno affermare che sicuramente vi sopporto quanto il gatto sopporta l’acqua, quanto una ballerina classica l’ hip hop o quanto un atleta può sopportare una storta alla caviglia il giorno di una maratona.
Ho sempre pensato che Dante avrebbe dovuto dedicare un girone dell’inferno solo a voi, e se possibile vicino a Lucifero, anzi, nella bocca di Lucifero assieme a Cassio, Bruto e Giuda.
Siete la categoria di persone che più mi irrita, mi infastidisce e mi innervosisce. So già cosa state pensando: “I soliti adolescenti”, “Questi giovani di oggi”, “Non ci ascoltate mai”.
Fermatevi. Capovolgete la situazione. Arrendetevi al fatto che siamo noi ragazzi a pensare “I soliti insegnanti”, “Questi frustrati di oggi”, “Non ci ascoltano mai”.
La realtà è questa. Agite di conseguenza, noi vi seguiremo.
La passione che ci trasmettete è pari ad uno schiaffo doloroso o ad un gatto morto nel marciapiede. Dico sul serio.
E non venite a dirmi che sono esagerata o che non tutti sono così (si salva l’1 %, esagerando) perché non ho più voglia di ascoltare moralismi e falsità.
Ho sperimentato che spesso siamo lo specchio di noi stessi. Se non riesci ad avere pazienza, perché hai scelto di fare l’insegnante? Se non ami la materia che ci “insegni”, come puoi pretendere che noi non lanciamo il libro a terra alla prima occasione? Se la tua vita non ha un senso, chi sei tu per venire a dirmi che neppure la mia lo deve avere? Forse è come una strana legge del contrappasso. Magari voi siete stati delusi dai vostri insegnanti e ora vi volete vendicare su di noi. Non è forse così?
Magari alcuni professori vi hanno rovinato in qualche modo la vita, vi hanno ferito, annoiato a morte e non lo avete accettato. Posso capirlo bene.
Perché allora non attuare questa legge del contrappasso per contrasto? Trasmetteteci tutta la passione che voi avreste voluto ricevere, ma che vi è mancata. Guardateci negli occhi e scovate al loro interno quelle scintille di vita e di talento nascoste. Sfidateci. Siete padri e madri. Semplicemente siate.
Cercate di capire i nostri comportamenti, le nostre risposte, la nostra individualità e la nostra diversità. Non è vero che gli adolescenti sono tutti uguali.
Sembra che vi urti il fatto che qualcuno di noi continui ad avere un sogno e a coltivarlo nonostante il mondo, nonostante la vita.
Non sprecate energie nel tarparci le ali o nel dirci che non ne vale la pena, perché altrimenti penseremo che VOI non ne valete la pena.
Mentre spiegate, fate in modo che non desideriamo di essere in nessun altro luogo, accendete il nostro interesse, non il nostro istinto omicida che ci suggerisce di spararvi e di spararci in testa per mettere fine alla nostra agonia.
Non farò mai l’insegnante. Non seguirò mai le vostre orme, anzi, andrò proprio dalla parte opposta. Questa è l’unica certezza che mi avete dato.
Dateci, è un imperativo, forza e speranza. Donateci la gioia vera, il fascino della storia, della filosofia, della matematica, del greco (possibile che preferiamo farci levare un dente?) o del latino e chi più ne ha più ne metta.
È inutile che perdiate fiato nel dirci che per Achille l’onore, e quindi l’essere ricordato, fosse l’elemento più importante, se noi vi ricorderemo come si ricorda un braccio rotto, una ferita o un’ansia terribile.
La buona notizia però è che siete ancora in tempo per cambiare, per cambiarvi, per cambiarci. In meglio.
Se così farete verrete ricompensati.
Ve lo prometto.
E.
11 novembre 2012 - a proposito delle 24 ore di lezione
Qui di seguito trovate il documento del direttivo AIF: sulla proposta di portare a 24 le ore di lezione frontale dei docenti della scuola superiore.
8 settembre 2012 - dal BLOG " BORBORIGMI di un Fisico renitente"
Voglio "girare" la segnalazione che mi é pervenuta da Giulio, un collega di Olbia: a chi fosse appassionato di Fisica delle
particelle consiglio di visitare il seguente blog: http://www.borborigmi.org/, creato da Marco Delmastro, ricercatore italiano impegnato nel progetto ATLAS al CERN di
Ginevra.
In esso Marco divaga anche di educazione e a questo proposito vi suggerisco la lettura di un suo recente richiamo ad una lista di regole del rapporto tra insegnante ed
allievo, Some rules for students and teachers: attribuita (la questione é dibattuta ...) a John Cage e "Sorella" Torita Kent fu elaborata nell'ambito di un progetto di
classe nel 1967-68.
Visto l'imminente inizio d'anno scolastico ...
1 settembre 2012 - LA SCUOLA AI TEMPI DELLA CRISI
Spassoso estratto dal messaggio dell'ADi per l'inizio dell'anno scolastico. Qualche relazione con la sospensione delle nomine dei dirigenti solastci?
31 agosto 2012 - AL GRAN BALLO DEGLI SCIENZIATI
Sono appena tornato da una scuola estiva di Fisica, organizzata dall'AIF presso il liceo scientifico "Galilei" di Trento. Ho trascorso quattro belle giornate con colleghi
appassionati, aperti e gentili, in armonia e anche un po' di goliardia.
Mi piace lasciare una traccia di quest'esperienza, ripenso ad una spiritosa storiella che ho letto un po' di tempo fa. La dedico a tutti gli insegnanti di Matematica e Fisica, in particolare a coloro
che hanno partecipato alla scuola estiva "La Fisica nel Biennio".
Quando alcune fra le più grandi menti scientifiche furono invitate ad un gran ballo di beneficenza:
Pierre e Marie Curie irradiarono entusiasmo, Einstein pensò che sarebbe stato relativamente facile partecipare, Volta si sentì elettrizzato ma
declinò perché aveva una pila di pratiche da sbrigare, Ampéré non ne fu messo al corrente, Ohm al principio oppose resistenza, Boyle disse che era troppo sotto pressione, Edison pensò che sarebbe stata un'esperienza illuminante, Watt rispose che sarebbe arrivato a tutto
vapore, Stephenson si mise a sbuffare come una locomotiva, i fratelli Wright si
sentirono volare, il dottor Jekyll declinò, dicendo che ultimamente non era più sé stesso, Morse avrebbe preso la linea 2 e sarebbe arrivato alle 8 in punto, Franklin disse che sarebbe giunto in
un lampo, Meucci avrebbe telefonato per conferma, Von Braun avrebbe viaggiato alla velocità
di un missile. Fermi disse che era una notizia atomica, Pasteur che prima doveva prelevare
un antivirus da Internet, Faraday non sapeva se era capace di raggiungere la festa, la moglie di Coulomb si sentì carica, Henry fu indotto a pensare che la sua presenza sarebbe stata gradita,
Pascal decise di accettare: sapeva come creare l’atmosfera.
Rontgen dovette arrivare in macchina perché la sua bicicletta aveva qualche problema con
i raggi, Hertz si sentì sulla cresta dell’onda, Joule dovette rinunciare per problemi di
lavoro, Nobel esplose di gioia per la notizia, Kelvin disse che era in grado di
partecipare, Fourier aveva già una serie di impegni, Riemann rifiutò perché sospettava che
non si sarebbe ben integrato con gli altri, Cantor fece lo stesso, preferiva gli insiemi più compatti, Abel invece accettò di buon grado: si trovava bene in gruppo.
Leibniz chiese dove doveva convergere per ritrovarsi con gli altri, Laplace trasformò la
sala in una discoteca, Cauchy accettò ma impose alcune condizioni, Peano pensò che del
resto non aveva alcunché da fare.
Newton aveva impedimenti di una certa gravità, Cartesio aveva già un altro piano,
Galileo non riuscì a mettersi in moto per la solita inerzia, Torricelli aveva giusto un
pomeriggio vuoto, Planck chiese quanto costasse partecipare, Dirac si dedicò alla
formazione delle coppie, Heisemberg, nell'incertezza, non mosse un dito.
Archimede si fece dare una spinta, Stokes si augurò che non ci fosse attrito fra gli
invitati, Lenz non si oppose, Maxwell non arrivò in tempo perchè si perse nei campi,
Avogadro non fu nemmeno avvisato, nessuno ricordava il suo numero.
18 giugno 2012 - PROFESSIONE IND(E)OCENTE
Non é farina del mio sacco, si tratta di un articolo simpatico ma ironico che racconta una "qualunque" fine d'anno scolastico. Scritto da una collega qualche anno fa e
pubblicato sulla rivista che molti insegnanti di Fisica consultano con regolarità.
Ho dormito poco. La mia faccia rivela la stanchezza degli anni trascorsi a scuola, il desiderio di essere altrove, la voglia di urlare e di
ballare il rock; non so ballare il rock, ma sono certa che se non fossi implosa per la pressione burocratica sarei stata capace di volteggiare nonostante il campo gravitazionale.
Sono in ritardo, in ritardo agli scrutini! “Scusi Dirigente ho dormito poco e poi sono implosa da tanto tempo che non riesco più a trovare i pezzi.“ Mi gusto il pensiero della faccia del
Dirigente e mi preparo una scusa tipo “mio marito è stato ricoverato per una colica renale... c’è stato un incidente sul viale di circonvallazione... si è bloccato l’ascensore... mi hanno rubato il
portafoglio e sono andata dai carabinieri per la denuncia.Per fortuna c’è il solito ritardo sulla tabella di marcia e la sala professori è gremita d’insegnanti che bivaccano. In questi frangenti
scappo nel laboratorio di fisica che pulsa di leggi e strumenti, che mi accoglie con un silenzio avvolgente. Apro il registro, anche il suo aspetto triste e stantio rivela la mia stanchezza:
controllo le assenze e le “medie” dei voti, annullo con un tratto di penna le pagine vuote, piazzo sigle, cancello gli appunti a matita. Controllo che non vi siano segni ermetici che potrebbero farmi
inquisire, tolgo la pubblicità di un centro estetico, una fattura dell’ASL, un post-it con un numero di telefono, una prova di verifica corretta.
Una verifica???!! E se il Genitore fa la richiesta scritta per avere la fotocopia e si accorgono che non l’ho consegnata? Mi vedo già alle prese con il TAR, la foto sui giornali (useranno quella
della carta di identità nella quale sembro una depressa-maniaco-compulsiva). “E se prima di disperarti tu controllassi il cognome dello studente?” suggerisce l’io-saggio.
Improvvisamente ricordo tutto: “prooooof, mi sono dimenticata di restituire la verifica!”. Ok, la metto qua poi la inserirò nel pacco già fascettato e la prossima volta, prima di archiviare,
conterò i compiti. Propositi inutili. La verifica è di Simona, le ho dato 8: per quale motivo il Genitore dovrebbe chiedere la fotocopia dell’elaborato? Butto via il compito con la sensazione di
commettere un reato grave. L’interfono urla il mio cognome, neppure un “Prof”, solo l’articolo determinativo.
Corro nella sala riunioni, “addobbata” per lo scrutinio. I tavoli democraticamente disposti, il Dirigente maestosamente assiso, il pavimento lavato annunciano che sta per cominciare il
rito.
Il primo assolo è del collega d’educazione fisica che trasforma un “sei” in “dieci”, “... così Marco può passare dalla fascia del sei a quella del sette e guadagnare un punto in più che non si sa
mai cosa può capitare in futuro. “Ma se per anni ti sei lamentato che Marco non ha mai la divisa, che in palestra dorme, che è polemico e che per di più tifa per la squadra di calcio nemica storica
della tua?” insorge il mio io-docente.
Non riesco neppure a riflettere sul da farsi quando entra in scena, con tutta la potenza della sua disciplina, la prof d’italiano e a Lara scompaiono in un magistrale colpo di fioretto due
“debiti”. “... La sensibilità, la fragilità, la ricchezza interiore di Lara sono impudicamente nude davanti a noi e poi non sappiamo che Lara ha un rapporto difficile col proprio corpo?”. Sto per
urlare che ho finalmente capito perché esibisce esili stracci con i quali copre a mala pena le pudende ma il mio io-giovanilista mi zittisce.
Dopo un inizio così travolgente percepiamo che oggi non ci saranno comparse; stiamo ripassando la parte e non ci guardiamo più in faccia. Il dirigente dirige la scena con molta determinazione, in
pochi cenni scompaiono i cinque e i “sei” diventano spigolosi, ma più simpatici, “sette”. “... Chi dà a Francesco un punto in più? Io, io, io, io”. Tutti vogliono partecipare alla gara di solidarietà
nella quale seppellire il “debito formativo” o il “non ammesso alla classe successiva”.Se mi rattrappisco ancora un po’, nessuno si accorgerà che sono stata tra le quinte; ho sonno, sono stanca e mi
sembra che il Dirigente stia per essere inghiottito dalla sedia con i braccioli. Ancora il mio cognome: “Presente! No, niente di preoccupante, solo una piccola colica notturna, non ho bisogno di
nulla...”. Cosa voglio fare col tre di Marika? Lo so che Marika è la sorella di quello tanto bravo, che è campionessa di capoeira, che ha avuto problemi sentimentali, che nella vacanza ai Caraibi
(ricordate era febbraio) si è presa una brutta dissenteria, che ha un sorriso molto solare, che è l’amica del cuore di Simona che è stata sempre promossa senza debiti ma...
Il silenzio è carico d’attesa, il ma si posa sui neuroni e sta per farli corto circuitare. “Ma... c’è stato un banale errore di copiatura, non è tre, è otto”.
Oggi l’esibizione migliore è stata la mia.
B.F.
da “La Fisica nella Scuola, XXXVIII, 2, 2005, 201”